Il protocollo Guided Biofilm Therapy coniato da EMS ha lo scopo di rendere le procedure di igiene professionale e il trattamento non chirurgico delle malattie parodontali / peri – implantari sempre meno invasive.
Il protocollo Guided Biofilm Therapy e il concetto della mini – invasività
Per far si che il concetto della mini – invasività venga rispettato, durante la seduta, dobbiamo porre particolare attenzione ai tessuti molli che possono si essere trattati con le polveri, ma con le dovute precauzioni. Non basta utilizzare l’eritritolo per sentirsi “sicuri” perchè tanto non può succedere nulla.
Si, certamente le polveri di nuova generazione a granulometria molto più fine del bicarbonato ci “perdonano” di più ma vorrei comunque porre l’accento su alcuni aspetti da prendere in considerazione quando trattiamo i tessuti molli con le polveri.
Prima di partire con alcune info tecniche vorrei ricordare che con le polveri posso trattare i tessuti molli cheratinizzati e non, il dorso della lingua, il palato duro, il solco gengivale, la gengiva cheratinizzata o la mucosa peri-implantare. Dobbiamo fare attenzione a non veicolare la polvere sul pavimento linguale, sui dotti sublinguali e sui dotti della parotide.
Aspetto n. 1: la distanza, movimento, angolazione giusti fanno la differenza
Quando trattiamo i tessuti molli dobbiamo tenere la distanza giusta. Con il manipolo, devo rimanere più distante rispetto a quando tratto il dente/impianto. Mi devo sempre muovere, descrivendo uno smile con il mio movimento, e devo angolare il manipolo affinchè la polvere non arrivi a 90° sul tessuto molle. A volte non è semplice capire o mantenere l’angolazione giusta. Una tip utile? Guardate se si accumula polvere sul tessuto, se sì vuol dire che l’angolazione non era corretta, provate ad angolarvi di più.
Mostro bene questo errore in questo video:
Aspetto n. 2: impostazione della potenza e della quantità di acqua
Una delle domande che mi viene posta più spesso è:
“Posso applicare il protocollo Guided Biofilm Therapy con un manipolo handy (attacco alla turbina)?”
…. La mia risposta è NI.
Nel senso che, si può fare ma non ha la stessa mini – invasività rispetto ad un macchinario in cui si può modulare la pressione e il flusso d’acqua, soprattutto se stiamo parlando di tessuti molli. La potenza dovrebbe essere sempre bassa (20-30% della potenza del macchinario quindi ad un massimo di 1,8 Barr): purtroppo non potendo modulare la potenza dell’handy questo andrà sempre alla potenza standard secondo i barr cui è stata impostata la turbina, e di solito superano sempre i 3 Barr……
Il flusso d’acqua invece dovrebbe essere sempre impostato al massimo: l’acqua accelera la velocità di impatto delle particelle di polvere e rendono più efficace il nostro trattamento e anche più gradevole al paziente.
Qui potete vedere un video completo sul trattamento delle mucose:
il primo step che eseguo prima della rimozione del biofilm dalla superficie dentale.
Aspetto n. 3: Il trattamento del solco è diverso dal trattamento dei tessuti molli e si fa in un secondo momento
Ho voluto comunque inserire in questo articolo anche il management del solco perchè anche in questo caso devo portare particolare attenzione ai tessuti molli. Veicolare le polveri a bassa granulometria all’interno del solco è possibile, anzi è mandatorio per ottenere una decontaminazione anche dell’interno del solco. L’efficacia delle polveri utilizzate con il manipolo sopragengivale arriva fino a 3-4 mm all’interno del solco.
La questione più importante da risolvere quando trattiamo il solco è:
Come veicolare la polvere e l’acqua all’interno del solco in modo atraumatico ed efficace?
(NB Non si dirige il puntale all’interno del solco con le polveri a granulometria superiore ai 25 micron!)
- Tra gli aspetti più importanti da tenere a mente c’è l’angolazione!
- Se sono troppo parallela alla superficie del dente rischio di creare dei micro-graffi sul tessuto gengivale senza essere entrata realmente all’interno del solco. L’angolazione corretta è quella di 45°, se utilizzi gli occhiali ingrandienti vedrai la gengiva libera scostarsi e aprirsi delicatamente. Il rivelatore di placca andrà via.
- Un altro aspetto è il tempo: Se rimango per più di 20 secondi ferma in un punto posso creare un danno, si raccomanda sempre un tempo minimo di permanenza eseguendo sempre dei movimenti, non dobbiamo rimanere mai fermi in un punto.
- La potenza: se utilizzo una potenza troppo elevata, rischio di causare un sanguinamento eccessivo che potevo evitare.
- E quindi l’ultimo aspetto di cui parlerò è il sanguinamento
E’ normale che durante il trattamento del solco questo sanguini?
Si, se aveva sanguinato anche al sondaggio, si se ci troviamo davanti ad un caso di gengivite/parodontite/mucosite/perimplantite.
NO se il tessuto risulta sano, NO se c’è assenza di tartaro sottogengivale, NO se il BoP è negativo.
La fase diagnostica non si può mai saltare. Anche perchè, durante la fase diagnostica, posso valutare la tipologia di fenotipo gengivale e impostare le potenze corrette del macchinario.
Ultima domanda a cui vorrei rispondere riguarda sempre il sanguinamento. Abbiamo visto che, in situazioni di infiammazione, il sanguinamento durante l’utilizzo dell’airflow con polveri a bassa granulometria può essere presente e anche abbondante.
Invece non deve essere mai presente quando tratto le mucose: Palato duro, lingua, gengiva cheratinizzata e non. Se, per togliere il rivelatore di placca dalle gengive (non dal solco) causate sanguinamento… ecco, forse il trattamento non è più così tanto mini-invasivo..!
Spero, che questo articolo possa esservi stato utile. Credo fortemente che la corretta gestione dei tessuti molli sia di essenziale importanza quando parliamo di Guided Biofilm Therapy per ottenere il massimo dal protocollo, per ottenere il massimo della mini-invasività restando efficaci al 100%!
Vi lascio il link alla libreria scientifica di EMS dove troverete molti articoli scientifici relativi alla Guided Biofilm Therapy!
E, visto che abbiamo parlato di tessuti molli, vi lascio il link di un articolo scientifico che è stato eseguito per valutare l’efficacia e l’eventuale danno epiteliale che l’airflow potrebbe creare all’interno del solco comparato alle curettes o agli ultrasuoni!
A presto,
Sofia